A fronte dello spreco di energie in stravaganze da eccentrici, i bisogni reali dei bambini e delle famiglie sono trascurati e vilipesi
di Paul Freeman
Abbiamo lanciato in questi giorni, in accordo con i desiderata di alcune famiglie partecipi al primo incontro di luglio di quest’anno, un piccolo e sintetico Vademecum sul PEI, Piano Educativo individualizzato.
Che è a tutti gli effetti un “Piano di Vita per il Disabile”. Nel disastro attuale della Buona Scuola che, ad onor del vero, parte da molto lontano e da una mentalità approssimativa dei governi precedenti, si innesta un clima di approssimazione e di mancanza di cura, effettiva, concreta e reale per i disabili, proprio a partire dall’età scolare. Nei governi Berlusconi e Prodi la dimensione disabilità, proprio inerente al PEI, è stata trascurata gravemente. Successivamente il governo Monti, nonostante la presenza di un prezioso ministro con competenze sulla “famiglia”, ha fatto poco o nulla per le famiglie e per le famiglie con disabilità. Dobbiamo a questo governo una vergognosa campagna alla caccia al “falso disabile” che non solo non ha risolto nulla, non è stata educativa per chi approfittava a danno della collettività e dei veri disabili, ma ha sprecato moltissimi fondi pubblici con risultati, anche simbolici, risibili. Disabili richiamati a controllo davanti ad una commissione di minimo tre medici (pagati con denaro pubblico) e talvolta locate in zone a traffico limitato, obbligando il disabile e le loro famiglie ad umiliazioni vergognose e a spostamenti indebiti. Umiliazioni che si potevano evitare con un diverso controllo incrociato e con un dispendio di forze, fisiche e pagate, decisamente più basse. Ma si sa alimentando mentalità di questo tipo, davanti al problema della disabilità, si ottiene l’effetto tipico delle campagne di vanità. La vendita del prodotto “del buon rigore” e del “stiamo lavorando bene per voi”. La stampa, vergognosamente prona al governo di turno, non ha fatto altro che alimentare il clima da “stato di polizia”. Scandalizzando i piccoli, i disabili. Atteggiamenti che non fanno altro che cosificare i più deboli e preziosi della nostra società.
In questo contesto istituzionale il refrain delle “poche risorse” è diventato una costante in quasi tutte le regioni italiane.
Ogni volta che le famiglie con disabilità si “affacciano” alle istituzioni, ottengono sempre la medesima risposta.
Risposta che, lo ribadiamo, davanti ad un giudice, qualora si sia in presenza di un PEI con un numero giusto e calato di ore di Sostegno, Assistente all’Autonomia e Domiciliare, non ha nessun valore.
Le famiglie se lo ricordino e facciano i loro passi.
La giurisprudenza in tal senso è così estesa che la famiglia vi può ricorrere con una certa tranquillità.
Tranquillità che, va detto, in tali situazioni è tutt’altro che presente.
Nel contempo i genitori più capaci hanno cercato di sensibilizzare al problema, sia invitando ad informarsi sulla disabilità ed a leggere le preziose e belle leggi che il nostro stato ha in merito. Sia formando e creando associazioni. Associazioni molto preziose e che hanno fatto un lavoro capillare e talvolta di abnegazione unico.
Anche qui, però, per qualcuno, il “peccato originale” della scorciatoia non è mancato.
Alcune realtà associative con la scusa del dialogo hanno aperto canali di vero e proprio “inciucio” con le istituzioni non aiutando le persone con disabilità ma ottenendo nella migliore delle ipotesi delle briciole, per quanto significative.
Talvolta qualche membro ha ottenuto delle briciole, per sé stesso e la sua specifica situazione.
La stessa legge del dopo di noi, che è un bene, è importante e che andava fatta, dovrebbe essere il prosieguo virtuoso di un “durante noi”, di un percorso PEI adeguato e rispettoso attorno alla persona con disabilità.
Non avviene e non è avvenuto, se non in rari casi.
E così nella confusione di questo fine settembre-inizio ottobre in cui finalmente le nomine del sostegno prendono corpo nelle scuole si assiste ad un pressapochismo tutto italiano in cui sovente abbiamo, oltre che poche ore disponibili per l’alunno con disabilità, anche insegnanti di sostegno non preparati per la specifica disabilità o comunque che non hanno la “vocazione” al sostegno.
I sistemi e il sistema ha infatti alimentato una visione del sostegno non come un percorso altamente specializzato ma come un ripiego di graduatoria.
Questo a spese sia della collettività che delle persone con disabilità e delle loro famiglie. Se in questo ci mettiamo percorsi di dubbia attenzione culturale proposti dal MIUR invece di garantire un buon PEI.. arriviamo al paradosso di una grande distrazione messa in atto dalle istituzioni su accenti culturali non necessari.
Insomma la questione del bullismo è certamente un problema ma nasce da una mancanza di educazione civica di base sociale.
Curioso che lo stesso atteggiamento “bullistico”, giustamente deprecato, lo troviamo proprio nelle istituzioni che calpestando le leggi presenti, le sentenze, le vere priorità, manipolando e pilotando i PEI, talvolta con vergognose umiliazioni dei genitori e pressioni verso di loro, negano risorse ai disabili e alle loro famiglie. Insomma un bullismo di stato che da una parte ha il tesoro delle buone leggi e dall’altra la vergogna della prepotenza. Di fatto, ancora una volta, la scuola italiana, così colma di parole come “integrazione”, “inclusione”, “attenzione alla diversità”.. mette in serissima difficoltà il disabile e la sua famiglia.
Questo, ripetiamo, con una vanità tipica delle istituzioni di salvare la facciata con le parole e con le promesse ma in realtà fortemente inadempiente sotto il piano legislativo e soprattutto sotto il punto di vista dei fondamenti delle belle leggi che i nostri padri hanno consegnato al nostro paese in tema di disabilità.
Il disabile, come persona unica e preziosa per un’autocoscienza sana e civile della società stessa, diventa invece l’escamotage per alimentare la solita vanità di chi pensa a sé, alla poltrona e alla pensione.
Come gruppo di genitori con disabilità abbiamo iniziato da qualche mese l’iniziativa trans-associativa, cioè che sensibilizza tutte le preziose associazioni presenti su un territorio, chiamata PEI Consapevole con il sito www.peiconsapevole.org . Ora rilanciamo il vademecum qui http:// www.peiconsapevole.org/rassegna/209-vademecum-pei-consapevole-2016.html .
Sempre nel sito è possibile trovare altro materiale utile.
Care famiglie con disabilità affrontate la buona battaglia, il più possibile sereni e fermi, per il bene dei vostri figli.
Dialogate ma non adattatevi alle condizioni delle “poche risorse”. Diventa una gara al ribasso per voi e per altri come voi.
Care Associazioni che già avete fatto e fate tanto, sentitevi parte di un corpo, pur con differente sensibilità e campo di intervento, e spingete perché il PEI sia vissuto adeguatamente.
Un “buon durante noi” è la vigilia di un “buon dopo di noi”. È un gesto civico anche verso le istituzioni che necessitano di un serio correttivo per ben governare e per ben servire.
© http://www.lacrocequotidiano.it/ - 28 settembre 2016
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